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Corte Suprema: cosa succede? – #USA2020

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha una nuova giudice e questa notizia avrà un peso importante nelle elezioni presidenziali del 3 novembre. La nuova arrivata è una donna giovane e molto conservatrice, imposta a forza da Trump all’opposizione democratica. Una nomina che può squilibrare la giurisprudenza americana per i prossimi decenni… a meno che i democratici non optino per soluzioni drastiche.

Si chiama Amy Coney Barrett. Non ha neanche cinquant’anni, viene da New Orleans ed è stata allieva di quell’Antonin Scalia che sosteneva la dottrina dell’originalismo. È una professoressa molto apprezzata, figlia di un avvocato di industrie petrolifere, e dal 2017 lavora come giudice federale. In quell’anno Donald Trump la nominò nella Corte d’Appello federale del Settimo Circuito (che raggruppa Illinois, Indiana e Wisconsin). Adesso arriva a Washington, dove fa un gran parlare di sé.

Gli Stati Uniti applicano con una certa originalità il principio della separazione dei poteri. In particolare, dopo secoli e secoli di repubblica, non hanno ancora capito che i giudici non andrebbero eletti o nominati dal potere politico. Ma dopo oltre trecento anni di Storia nulla è cambiato: i giudici federali sono nominati dal Presidente degli Stati Uniti, con il benestare del Senato. A lungo il meccanismo ha funzionato quasi bene. Ne era un presupposto ineludibile il filibuster: la procedura che imponeva l’accordo di 60 senatori su 100 per chiudere la discussione e passare ai voti di convalida. Una maggioranza elevata, che imponeva prudenza nella scelta dei candidati.

Oggi non è più così. Nel 2013 un democratico, Harry Reid, propose e ottenne la nuclear option. Propose di abbassare il quorum necessario per chiudere la discussione sulle nomine alla maggioranza semplice. Il Senato approvò con 52 sì e 48 no. I repubblicani, in quel caso, votarono no. Pochi anni dopo, legittimati da quel voto, ne imposero un altro: l’estensione dell’abbassamento del quorum anche per le nomine della Corte Suprema. Stavolta i democratici votarono contro e i repubblicani a favore: ma finì 48-52, e fu possibile votare e convalidare Neil Gorsuch, il primo giudice della Corte nominato da Trump.

Ecco perché, nonostante fortissimi dissapori a Washington, è stato possibile far passare in tranquillità anche la nomina della Barrett. I democratici sono estremamente preoccupati da questa nuova giudice. Con lei, i giudici di destra diventano sei su nove. Solo tre sono i liberal presenti nell’alto tribunale. E siccome i giudici trumpiani sono molto giovani (e molto radicali), c’è il rischio che per decenni la Corte rimanga fossilizzata su posizioni molto conservatrici. Quasi reazionarie.

In ballo c’è il futuro di molte leggi. E anche l’esito di queste elezioni. Diversi Stati devono scrutinare i voti arrivati via posta – un sistema popolarissimo in questa tornata a causa del COVID-19 – e la Corte Suprema ha già detto che non potranno farlo dopo il 3 novembre. La sentenza riguarda il Winsconsin. Nei prossimi giorni deciderà anche su Pennsylvania e North Carolina. Inutile dire che tutti e tre sono Stati in bilico. E che il voto via posta è prediletto dagli elettori dem.

Ma non solo. Presso la Corte Suprema resta pendente un ricorso per incostituzionalità contro l’ObamaCare, la legge che ampliò l’assistenza sanitaria a milioni di americani e che è da anni nel mirino dei conservatori. Si aggiunge una posizione molto poco progressista della Barrett nei confronti dello stesso diritto all’aborto (sancito dalla sentenza Roe v.Wade). La preoccupazione che possa votare per abolirlo è molto alta.

Come rispondere a questa prova di forza di Trump? Se Joe Biden vincerà le elezioni e il Congresso sarà a maggioranza democratica, una strada c’è. I repubblicani hanno imposto la convalida della Barrett a ridosso delle elezioni, mentre in passato (nel 2016) impedirono per mesi il voto sul candidato di Obama perché era un election year (poi Trump nominò Gorsuch).

Di fronte al rischio di una Corte Suprema radicalmente spostata a destra e per parecchi decenni, sono tanti che sussurrano una soluzione forte. Ma efficace. Gli Stati Uniti sono anche uno dei pochi Paesi che istituisce la sua Corte Suprema in Costituzione, senza fissarne il numero dei giudici. Nulla vieta, in teoria, di alzarne il numero per legge ordinaria. Franklin Delano Roosevelt fu l’ultimo Presidente a minacciare una mossa del genere. Joe Biden potrebbe essere il primo a concretizzarla…