Categories
Cultura News

La storia di San Vito a Pantanelle

La devozione popolare costituisce l’ossatura e l’anatomia della tradizione delle nostre terre. Ne abbiamo avuto l’ennesima conferma ieri sera durante quel bellissimo momento della vita liturgica che è il Corpus Domini e che quest’anno grazie ad un’intuizione e alla sensibilità di don Gianluigi si è trasformato in un’occasione di incontro e aggregazione. Un patrimonio che, al dì là delle spesso insopportabili strumentalizzazioni a cui assistiamo, spetta alla comunità religiosa e alla società civile conservare non tanto nelle sue manifestazioni tradizionali, correndo rischio di cadere in un immobilismo e in un “passatismo” risibile, ma nella sua profonda dimensione di senso.
Per questo motivo anni fa, in occasione dell’inaugurazione della nuova facciata della chiesa, tentammo una rapida storia del culto di San Vito a Pantanelle che oggi più che mai riteniamo di dover riproporre.

 

Abbiamo accolto con grande gioia l’invito della procura di San Vito a tentare di ricostruire la storia della cappella e della fede verso il Martire che da anni la comunità di Pantanelle insieme a tutta Satriano mantiene viva. In particolare ci era stato chiesto di chiarire un dato ritenuto da tutti certo da ma diventato negli ultimi mesi abbastanza controverso, ossia quello relativo all’anno di apertura della cappella. La memoria popolare, oltre alle pagine de La voce di San Rocco, ricorda come sia stata aperta al culto nell’anno 1957. Tuttavia, durante i recenti lavori di rinnovo della facciata è stato possibile leggere sulla campana: «ANNO MARIANO 1954, SAN VITO DI CATAN», con la N scritta al contrario. Subito è parsa a tutti strana la data riportata, in quanto l’edificio di culto fu indiscutibilmente consacrato solo tre anni dopo. Per cercare di risolvere il problema abbiamo capito che era necessario indagare l’organizzazione della vita religiosa di Pantanelle prima della costruzione del piccolo edificio di culto, e che gli unici in grado di fornirci le informazioni necessarie fossero gli anziani della frazione. Il primo a ricevere la nostra inaspettata visita, accompagnati dal giovane componente del comitato Rocco, è zio Mariano, che ci accoglie subito con trepidazione e curiosità. Gli chiediamo se avesse memoria di un luogo dedicato a San Vito, prima di quello attuale, ma ci risponde che il culto del Santo era pressoché inesistente prima dell’edificazione della cappella ed era quindi da escludere che la campana della quale si dibatteva avesse legami con la devozione a San Vito prima del ‘57. Ci dà però la prima informazione importante: il culto di San Vito fu introdotto da un tale Raffaele Pascale, per contrastare il pericoloso diffondersi della rabbia fra gli animali della zona (San Vito è protettore dei cani). Ringraziamo per l’ospitalità e procediamo nelle nostre ricerche. Rocco ci accompagna ora a fare visita a Giacomina, vivace signora a cui chiediamo come si svolgesse la vita religiosa a Pantanelle, e che ci ribadisce che non c’era nessun luogo di culto precedente a quello attuale. Ma a questo aggiunge una seconda significativa informazione: quando la comunità non era ancora provvista della piccola cappella, veniva celebrata qualche volta messa nella scuola, edificio ancora ammirabile nella piazza di Pantanelle. Ci racconta anche lei di come “zì Raffaè” scelse San Vito per liberare gli animali dalla piaga della rabbia, pur mostrando qualche comprensibile difficoltà a identificare la malattia, dicendo che le bestie infette non dovevano assolutamente essere toccate. Aggiunge che il terreno sul quale sorge la cappella fu donato da Caterina Sangiacomo, consuocera del noto Raffaele, tra l’altro chiamato “sindaco di Pantanelle” per la sua fervente dedizione nel servizio alla comunità della contrada. Le chiediamo se ricordi qualche particolare riguardante la statua di San Vito, e anche se non riesce a esserci d’aiuto si prodiga a mostrarci numerose foto del passato che ravvivano in lei un’emozione visibile. Dopo aver ringraziato e salutato decidiamo di andare a fare visita a San Vito, per vedere se fosse stato possibile carpire qualche informazione dall’immagine stessa. Effettivamente, troviamo sulla base il nome della bottega che ha realizzato l’opera: “Perathoner, Bolzano”. A questo punto andiamo a fare visita ad Antonio, che insieme al già ripetutamente citato ed ormai celebre Raffaele fu colui che si occupò della raccolta dei fondi per la costruzione della cappella. Iniziamo col chiedergli come nacque il culto verso san Vito: -Era una promessa.- ci dice -Le nostre terre erano da tempo infestate dalla rabbia, che contagiava tutti gli animali. Una volta un ragazzino fu morso da un asino malato e guarì inspiegabilmente. Per noi tutti fu un miracolo, e il mio amico Raffaele ci spiegò che era stato san Vito ad intercedere.-

E inizia a narrarci di come raccolsero i soldi, e di quanto furono generosi i pantanellesi dell’epoca a privarsi anche di molto ma a farlo di buon cuore. Gli chiediamo allora delucidazioni in merito alla famosa campana datata 1954 dalla quale era partita la nostra ricerca, ed ci risponde che era normale, poiché la cappella fu costruita nel ‘54. La notizia lascia un attimo interdetti tutti e tre, fino a quel momento convinti che la costruzione della chiesa risalisse al 1957, ma Antonio inizia a spiegarci tutto. I lavori di costruzione impiegarono qualche mese del 1954, e iniziarono quando la Caterina di cui ci diceva Giacomina decise che avrebbe regalato a San Vito “la pianta della sua casa”, e si conclusero in maniera inaspettatamente rapida grazie alla collaborazione di tutti. Alla fine mancava solo la campana, e ciò costituiva un gran problema, in quanto comprarne una avrebbe richiesto sforzi economici importanti. Decisero allora di riutilizzare quella della scuola, e di inciderci queste parole «ANNO MARIANO 1954, SAN VITO DI CATAN». “Catan” altro non è che la storpiatura dialettale di Catania (San Vito era siciliano) e la N al contrario è probabilmente dovuta alla poca dimestichezza con la scrittura di chi si occupò dell’incisione. A questo punto rimaneva solo da capire perché dall’edificazione all’inaugurazione fossero trascorsi tre anni, ma anche la risposta a questa domanda è molto semplice: non avevano ancora l’immagine di San Vito. Antonio ci ha infatti spiegato che l’acquisto della statua richiese un ulteriore sforzo economico a cui non si poteva adempiere in tempi rapidi, oltre al fatto che la statua andava realizzata da zero e spedita da Bolzano a Satriano. Ciononostante, già il 15 giugno del 1957 si tennero modesti festeggiamenti in onore di San Vito, e finalmente il 17 agosto del 1957 Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Maria Palatucci  benedì la cappella, il giorno seguente alla solenne inaugurazione della nuova chiesa matrice a Satriano, come a rinsaldare l’appartenenza di Pantanelle al paese. A giugno del 1958 si tenne la prima processione con l’immagine di San Vito. Ringraziamo Antonio, e ci rechiamo a fare visita dal nostro ultimo informatore, Graziano, che fu tra i primi procuratori di san Vito. Ci racconta con grande vivacità di quando si recavano a prendere le pietre alla cava, e indica Antonio Pascale, “u capcaccia” come capo dei lavori di muratura. Con lui si conclude la nostra ricerca.

Avevamo compreso le origini del culto, svelato “l’arcano” della campana, identificati tutti coloro che parteciparono alla costruzione della cappella. Ma la vera grande scoperta per noi è un’ altra: la viva e fiduciosa fede del popolo pantanellese verso il Santo, la sicurezza che sia sempre con loro e che li sostenga in ogni momento della loro vita e che, come zio Antonio ci ha più volte ricordato, tutto quello che hanno fatto l’hanno fatto “ad onore e gloria di San Vito.”