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Un Natale satrianese… da più di 60 anni fa

Dalla Voce di San Rocco del 1959

In un Natale così particolare non potevamo di certo farvi degli auguri normali. Abbiamo deciso di affidarci alla parole scritte da un anonimo satrianese più di 60 anni fa. Le pubblichiamo integralmente, senza correzioni perché le abbiamo trovate commoventi così come sono. Parlano anche di un Natale diverso, trascorso in solitudine e lontano dagli affetti, un po’ come quello di quest’anno. A voi tutti giunga il nostro affettuoso augurio.

Questo è numero speciale, non perché porti qualcosa di nuovo, ma semplicemente perché è il numero del Natale, che porterà a tutti una certa aria di nostalgia, di odor di “nocche” fritte e di tante altre ghiottonerie. Sì, porta l’odore, sulle ali del ricordo, ovunque satrianese si trovi. Natale è sempre lo stesso! I piccini lo attendono con quella loro infantile impazienza ed i grandi, per l’occasione, ritornano piccini. Rispettano tutte le tradizioni, anche se qualcuna sembra un poco troppo ingenua e proprio quel profumo di ingenuità, quel candore di semplicità che la fa essere maggiormente attaccata a noi, o noi a lei.

Il ceppo, la luce accesa in tutte le case, perché la Madonna, venendo, possa essere guidata. Certo la Madonna viene, io ne sono convinto di quella convinzione che mi formò fin dai primi anni la mia buona mamma. Ora le cose mi hanno convinto che la Madonna non viene da me, ma da qualcuno va, e solo perché va da altri che non può venire da me, perciò io La attendo lo stesso, pensando che presto o tardi potrebbe anche decidersi per la mia casa. E per questo che, anche quando, con aria di superiorità a certe fantasie, o cercato di spegnere la luce, ne ho provato come un certo senso di colpa ed ho finito per non farlo. Il primo rintocco della campana per la messa della mezzanotte suona, richiamandoci alla realtà, ed allora tutti via; per la strada è tutta una voce di auguri che si rinnovano, si accavallano provenendo da destra e da sinistra, dalle porte e dalle finestre, da lontano e da vicino. La chiesa non è ancora tutta illuminata, come si conviene per la occasione, ma già si sente un piacevole odore di incenso e le prime note del “Tu scendi dalle stelle”.

Tutto qui… La nostra gente ama il Natale tradizionale, in famiglia, niente veglioni o altre cose del genere. Lo ama così perché molti, moltissimi, sono arrivati in questi giorni da tutte le parti di Europa, dove si trovavano a lavorare, e molti altri che per altre ragioni non avrebbero potuto trovarsi qui per la festa sono venuti alcuni giorni prima quasi a respirare un po’ di aria natalizia satrianese. Sono arrivati a decine con ogni pullman ed era veramente uno spettacolo commuovente vedere tutta quella gente, giovani in gran parte, preceduta dai parenti che portavano gioiosi le pesanti valige.

Natale con i tuoi! Però quanta povera gente avrà dovuto trascorrerlo lontano col pianto di una struggente nostalgia. Purtroppo il mondo è andato sempre così e, certo, non ci sarà mai verso di cambiarlo. A tutti gli emigrati giunga il nostro più fervido augurio, il nostro più fraterno abbraccio, ma l’augurio più bello possa essere costituito dalla benedizione del Bambinello sulle loro più belle e più care speranze.

Un Satrianese, Gennaio 1959