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Com’è andato il dibattito finale tra Trump e Biden – #USA2020

Passiamo il microfono all’amico Marco di Geronimo per la cronaca del dibattito fra Biden e Trump della scorsa notte (iniziato alle 3 della notte italiane).
Noi, dormendo, abbiamo sognato il dibattito; lui col suo racconto trasforma il sogno in realtà.

Serrato ma ordinato. Il secondo dibattito presidenziale si conclude con la vittoria di Joe Biden, in un contesto molto più dignitoso rispetto al precedente. Lo scontro è stato duro su tutti i temi: non sono mancati attacchi personali molto forti, ma è anche emersa la nettissima distanza politica tra i due candidati.

Sei i temi su cui discutere: coronavirus, sicurezza nazionale, sanità, immigrazione, razzismo e cambiamento climatico. Il format prevedeva una dichiarazione iniziale di 2 minuti di ogni candidato: in questa fase, l’avversario aveva il microfono spento. Fin qui, tutto liscio. Al primo ping-pong è seguita ogni volta una discussione aperta, stimolata dalla conduttrice della NBC, Kristen Welker. Interruzioni ce ne sono state, certo. Ma non come nello scontro andato in onda il 29 settembre scorso. Il clima è stato più disteso e assai più comprensibile.


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In definitiva Biden è apparso più preparato e convincente. L’ex vicepresidente si è mostrato a suo agio con i numeri, ha fatto molti esempi concreti di vita vissuta, e i suoi attacchi a Trump sono apparsi mirati ed efficaci. Non che Donald si sia tirato indietro. Il repubblicano è andato alla carica contro il figlio di Biden, Hunter, al centro di uno scandalo finanziario. Ha chiesto più e più volte «Perché non l’hai fatto prima?», incalzando il democratico su ogni proposta e continuando ad accreditarsi come l’outsider che combatte contro un uomo dell’establishment. E più volte nel corso del dibattito è arrivato ad accusare l’avversario d’essere poco intelligente.

Sono volati subito i piatti: nel primo panel sul COVID-19, Biden ha accusato le politiche sanitarie attuali di provocare 200mila morti da qui a fine anno. Il Presidente si è difeso dicendo che l’opposizione gli ha mosso critiche incoerenti («Prima mi avete chiesto di tenere aperto, adesso volete chiudere tutto») e ha lanciato il suo cavallo di battaglia: «Biden vuole mettervi in lockdown e uccidere l’economia del Paese». A Biden che l’accusa d’aver mentito agli americani, Trump risponde che nessuno conosceva davvero il virus. E se Donald insiste molto sul vaccino («Arriverà entro fine anno»), il candidato dem rimarca il concetto di riaprire in sicurezza su modello europeo.

Più confuso il panel sulla sicurezza nazionale. Anche in questo caso la contrapposizione è netta. Se Trump si presenta come campione nella lotta contro la Cina e rivendica i suoi dazi, Biden gli rinfaccia di chiamare caro amico Kim Jong-un, «un delinquente» a cui non bisognava dare credito senza bloccarne l’arsenale nucleare. Memorabile la stoccata che il democratico gli tira quando Trump sostiene che bisogna avere un buon rapporto con la Corea del Nord visto che gli USA non sono in guerra con loro: «Avevamo un buon rapporto con Hitler prima che scendesse in guerra?».

Ma quando si comincia a parlare di sanità, il candidato in difficoltà diventa Biden. L’assalto del Presidente è spietato: «Vuole distruggere la sanità privata e la previdenza sociale» e agita uno spettro inquietante: «Vuole cancellare milioni di polizze assicurative sanitarie». Biden controbatte, dicendo che il suo BidenCare non lascerà nessuno scoperto, che la sua opzione pubblica non è affatto una politica socialista e che Trump crede di avere a che fare con Sanders. Il tycoon si scaglia contro il salario orario minimo di $15, che il democratico difende con forza: «Al di sotto c’è solo la povertà».

Dopodiché le cose si fanno difficili per Trump. Quando si parla di immigrazione, arriva a dare dello scemo all’avversario («Solo una persona con basso QI direbbe una cosa del genere»). Sul razzismo, gli rinfaccia la legge sulla criminalizzazione della droga che ha portato in carcere migliaia di afroamericani ma non affronta il tema del razzismo sistemico. Anzi, dei Black Lives Matter dice così: «Non li ho mai presi in giro, anche se loro dicevano di friggere i poliziotti come la pancetta». E in effetti per tutto il dibattito il Presidente in carica sembra strizzare l’occhio alle famiglie dei militari e degli agenti di pubblica sicurezza, visto che li cita spesso. È Biden a ricordare che i neri sono spesso uccisi in semplici controlli stradali. Quando Trump gli chiede perché sotto Obama non s’è fatto «nulla», l’ex VP risponde secco: «Perché il Parlamento era repubblicano».

La serata si chiude con la sezione sul riscaldamento globale. Risale il livello del confronto. Il cambiamento di strategia di Trump è evidente: non più negazionista, ma alternativo. Almeno a parole. La differenza è questa: il Presidente sostiene che bastano pochi interventi, e poco costosi per raggiungere grandi risultati contro l’inquinamento. Biden invece propone un piano pubblico ambizioso e molto costoso (c’è un battibecco sul costo effettivo, e il vice di Obama arriva quasi al Ma mi faccia il piacere! in risposta all’avversario). Le schermaglie continuano: Trump accusa Biden di voler distruggere il comparto petrolifero e Biden replica di voler dare sussidi soltanto a eolico e solare. Trump l’accusa di voler vietare il fracking, Biden smentisce. E risponde: «Serve una transizione». «Ah, ora si dice così» lo sfotte l’altro. «Sì, serve arrivare a emissioni zero».

Chi ha vinto? Biden. Se lo aspettavano tutti e lo confermano anche gli istant poll. Basterà per vincere le elezioni? Il vicepresidente ormai veleggia nei sondaggi con un vantaggio del 9% nel voto popolare. Ma per vincere servono i grandi elettori. Le ultime proiezioni sembrano avvantaggiare anche qui l’ex VP di Obama (351-187). Tuttavia, dovremo aspettare il 3 novembre per avere la risposta alle nostre domande.